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Tag: parole & dintorni

Tre Domande a: Martino Adriani

Ci sono degli artisti in particolare che influenzano il tuo modo di fare musica o a cui ti ispiri?

La mia musica è colma di contaminazioni ma non ci sono artisti da cui si lascia influenzare in maniera importante. Certo è che molti dei mie ascolti hanno lasciato il segno nella mia vita: i Beatles e John Lennon mi hanno aperto un mondo; i Nirvana mi hanno sconvolto l’adolescenza; Nick Cave è l’artista di riferimento; gli Swans (scoperti tardi), i Beirut, Yo La Tengo le band che riescono sempre a catturarmi l’anima. Del panorama italiano amo i mostri sacri del cantautorato (su tutti Paolo Conte, Franco Battiato, Giorgio Gaber), e sono legato visceralmente a tutto ciò che è stato CCCP/CSI/PGR.

 

C’è un artista in particolare con cui ti piacerebbe collaborare/condividere il palco?

Questo desiderio in parte si è già avverato perché negli anni ho avuto la fortuna di condividere il palco con artisti di cui ero grande fan, come i Marlene Kuntz, i Diaframma, il Bugo di una volta. Se ora dovessi sceglierne uno con cui avrei la voglia e la curiosità di collaborare, direi Andrea Laszlo De Simone, cantautore che apprezzo tantissimo.

 

Se dovessi riassumere la tua musica con tre parole, quali sceglieresti e perché?

Malinconia, ironia, sincerità. Scelgo queste tre perché sono le stesse che userei se dovessi descrivere me.

Tre Domande a: Sgrò

Come stai vivendo questi tempi così difficili per il mondo della musica?

Riorganizzando l’orizzonte di ogni mio desiderio. Non sono padrone del tempo, non posso controllarlo, e programmare ha perso di senso. Quello che cerco ormai di fare, è, appunto, fare, sapendo che ci sono altre mille variabili non direttamente controllabili. Non ne vale la pena rimandare, come ho fatto io per anni.

 

Come e quando è nato questo progetto?

Non so se ci sia o meno una data di nascita, perché Macedonia è un progetto che mi è salito su su dallo stomaco fin dall’adolescenza. Anche se il mio primo singolo (In Differita) è uscito a marzo 2020, pochi giorni prima del lockdown, io sento che quel filo di voce, se lo seguo, mi riporta dritto dritto alla mia prima stanza e alla mia adolescenza.

 

Cosa vorresti far arrivare a chi ti ascolta?

Spero arrivi quella cosa che chiamano verità, cioè urgenza. Un’urgenza che non è urlata, ma sussurrata. La voce di questo mio primo disco, Macedonia, è una voce a tratti apatica, stanca, intima e ha il colore delle pareti verniciate l’ultima volta ormai decenni fa. Spero si senta che sono canzoni fatte con lo stomaco, con la testa e con il cuore. Non ho cercato una via d’uscita dal mondo, ma una via d’entrata.