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Tag: peter torelli

Naftalina “Microgrammi di Dolore” (Supercharger Records, 2022)

Quando hai 20 anni credi di sapere tutto, dopo i 30 l’unica cosa che sai è di non sapere un benemerito cazzo.

Quello che era chiaro e limpido è spazzato via dall’uragano della vita. 

E noi a 20 anni eravamo dei cazzoni, convintissimi di avere la verità in pugno, ce ne fregavamo altamente dei consigli gentili e ci rintanavamo nelle nostre compagnie, gente come noi che cercava le risposte ad ogni domanda nella musica. 

Irriverenti, scontrosi, alle volte stronzi, il mondo non faceva paura, sentivamo di essere padroni di tutto, i dubbi erano la nostra forza. Ci chiudevamo in camera, e come bambini che afferrano le farfalle col retino acchiappavamo il significato della vita nei testi dei nostri artisti preferiti, ci sentivamo capiti da gente che non spesso non parlava neanche la nostra lingua, da persone così estranee ma al tempo stesso così vicine al nostro essere diversi. 

In questo strano modo non eravamo più soli, e non temevamo nulla.

Poi arriva la consapevolezza dell’età, il terrore del futuro, il dolore della perdita. Cresciamo quando le persone a noi care ci lasciano, che sia un familiare, un amico, un idolo della nostra infanzia, la fine di un amore.

I sogni si infrangono come le finestre che da piccoli spaccavamo col pallone, intenti a giocare nel vialetto di casa. Le grida dei vicini iracondi sono ricordi lontani, ora le urla (interiori) sono le nostre.

Centelliniamo il dolore per ricavarne lezioni di vita che siano d’aiuto a non ripetere sempre gli stessi sbagli; evitando di non perdere la cazzimma tipica dei 20 anni, andiamo avanti, più consapevoli di prima, ma più stanchi. 

Tutto questo e molto di più è racchiuso nel nuovo album dei Naftalina, pseudonimo del progetto solista di Peter Torelli, che ci regala Microgrammi Di Dolore, otto brani nei quali l’artista ci accompagna nei meandri della sua intimità emotiva più profonda.

Il gruppo ebbe molto successo nel ‘98 con l’album Non salti con me… T.V.T.B. e il singolo Se rimase al primo posto per otto settimane nella classifica di Radio Deejay.

Da qui la storia dei Naftalina si complica un poco, si sciolgono per poi tornare nel 2020 con l’album La Fine, che simboleggia il termine dell’epoca pop punk dei primi lavori, per entrare nella precarietà dell’età adulta. 

Il suo timbro graffiante ma estremamente dolce e malinconico si lascia alle spalle la frivolezza della gioventù. Il sound che pervade l’album è indiscutibilmente più cupo. Le schitarrate pop punk lasciano il posto a violini, pianoforti e synth.

Richiamando ambientazioni filo-Romantiche, Peter, come un moderno eroe Byroniano, non si accontenta più del mondo circostante, delle imposizioni della società e, in un gioco di introspezione e ribellione verso la standardizzazione del sé, si abbandona alla ricerca del suo infinito.

L’irrazionalità della giovinezza è soggiogata dalla consapevolezza delle cose, dalla riscoperta della sensibilità, dei sentimenti e della propria spiritualità.

Un album molto personale, dove Peter ci dona la sua anima e la sua fragilità più pura.

Sembra facile è il suo urlo sospeso nello spazio, il suo abbandonarsi ad un destino che non è semplice da accettare con la fierezza di chi ha capito che lottare contro i mulini a vento è controproducente.

L’intro elettronico di Ok Replay ci conduce nella parte più complessa del suo spirito, e del suo personalissimo modo di reagire all’avvilimento attraverso l’elaborazione della perdita di fiducia e sul coraggio di rialzarsi.

La malinconia dei tempi che furono è sintetizzata in Betta 96, tributo alla grandissima Elisabetta Imelio, bassista dei Prozac+ e Sick Tamburo scomparsa prematuramente nel 2020, alla sua forza sul palco e alla sua indole instancabile. Questo omaggio è il pezzo più significativo dell album, ci ricorda quanta importanza hanno avuto i Prozac+ per la scena musicale italiana e soprattutto per Peter. A rendere il brano ancora più splenico le viole, i violini e il violoncello del Quartetto d’archi dell’orchestra sinfonica di Parma.

La delicatezza pervade tutti i brani, ma è lancinante in Un Altro Sogno Che e in Ti Sto Ascoltando, mentre Un’Ora In Più è una canzone d’amore dal finale sorprendentemente punk.

Questo album è il figlio di Peter del suo talento e del suo impegno; musica, testi, arrangiamenti, piano, voce, chitarra, basso e synth è tutto lavoro suo, in collaborazione con David Sabiu alla batteria e Riccardo Faedi alla chitarra acustica, batteria in Sembra facile Giulia “Juliette Ant” Formica, voce e cori Clarissa “Klari” Moragas.

Peter abbatte la mascolinità tossica con il suo nuovo lavoro, vestendo i panni di un uomo che non teme la tenerezza del suo essere, e grazie alla sua leggiadria riesce ad aprirci le porte delle sua anima, come solo un gentiluomo può fare.

Microgrammi di dolore con le sue sonorità ombrose riesce a mostrarci il cuore pulsante dell’artista, lontane dagli sfarzi leggeri della giovinezza, con una ritrovata emotività, ponendo al primo posto il cambiamento che solo il dolore può portare.

Un album colmo di dolore sì, ma anche di rinnovamento spirituale.

 

Naftalina

Microgrammi di Dolore

Supercharger Records

 

Marta Annesi

Turnstile “Glow On” (Roadrunner Records, 2021)

Finalmente Glow On dei Turnstile è arrivato oggi su Spotify ed io mi sento in vena di recensione. In questi ultimi anni le mie orecchie si son dedicate quasi esclusivamente agli artisti del panorama italiano ma ho atteso per tante settimane questo disco, conscio delle grandissime aspettative che mi ero fatto su questa band.

I cinque ragazzi di Baltimora, nascono appena dieci anni fa, e suonano un Hardcore classico come migliaia di altri gruppi, ma nel corso delle loro uscite discografiche iniziano ad impressionare la critica musicale per il mix di ingredienti che usano nelle loro canzoni.

Impressionano perché lentamente e inesorabilmente, danno spazio ad una grande creatività tecnica e sonora, ed abbattono quelle leggi scritte che Hardcore è solo TU CHA TU CHA. Rimane in loro l’attitudine di quel movimento, lo spirito, le idee, le radici, (vedi gli ultimi live del 2021) ma i Turnstile oggi hanno registrato su questo disco qualcosa di mai sentito prima, sperimentando qualsiasi stile con una freschezza unica.

Se vuoi sentire una band che incarna Bane, Rage Against the Machine, Helmet e la pazzia dei Beastie Boys, hai fatto centro.
Ne sentiremo parlare… per sempre.

 

Turnstile

Glow On

Roadrunner Records

 

Peter Torelli

Spanish Love Songs “Brave Faces Everyone” (Pure Noise Records, 2020)

Se nel 2015 provavi a digitare su Google Spanish Love Songs, come risultato della tua ricerca ottenevi qualsiasi cosa tranne questa band di Los Angeles, tant’è che se per “sbaglio” incappavi sul loro sito internet (all’epoca ancora in costruzione) una dicitura a caratteri cubitali ti ringraziava per la tenacia che avevi dimostrato nell’averli trovati.

Beh, i tempi son cambiati, e a furia di tour incessanti in America ed Europa siamo arrivati al terzo capitolo di questa incredibile band Californiana, nata inizialmente su Wiretap Records. 

Già dal primo disco del 2016 si poteva intuire che questi ragazzi avrebbero fatto tanta strada, e ascoltando canzoni come Remainder dalle grandissime potenzialità melodiche, m’innamorai di loro dal giorno 1, e con gli amici facemmo le prime furgonate verso Vicenza per vederli real live alla Mesa di Montecchio prima nel 2016 e poi nel 2018. Ringrazio ancora oggi il promoter che li organizzò due volte di fila!!!

Premettendo che il frontman Dylan Slocum ha una potenza vocale tale da poter cantare con qualsiasi band dal grunge degli anni ‘90 al rock dei giorni d’oggi, anche il resto della formazione ha raggiunto la perfezione, specialmente in questo ultimo disco si fa notare una sezione basso-batteria ancor più serrata rispetto i lavori precedenti.

Gli orecchi più fini potranno sentire anche l’uso di tastiere con suoni synth, pad e pianoforti, presenti in sottofondo su quasi tutte le dieci tracce, com’era già successo con Schmaltz, arricchendo ancora di più le frequenze già sature da chitarre crunch al limite.

Come nei loro dischi precedenti, non mancano (piatto forte della band), spazi sonori vuoti, dove ad un certo punto della traccia, la voce graffiante di Dylan rimane da sola, creando atmosfere emozionanti uniche, prima che il muro di chitarre, basso e batteria ritorni ad invadere quello che poco prima era silenzio cosmico.

In definitiva questo album conferma la crescita esponenziale del quintetto californiano, tra l’altro proprio in queste settimane in tour europeo di spalla a Menzingers, tra Inghilterra, Germania, Austria, Svizzera, Olanda e Belgio.

Purtroppo questa volta non c’è l’occasione di rivederli in Italia…speriamo in futuro.

Ancora una volta gli Spanish Love Songs dimostrano che siamo nel 2020, che un album punk può contenere otto canzoni su dieci di quattro minuti e che negli U.S.A. non vige il divieto dell’uso di tastiere e chitarre acustiche su questo tipo di musica, cosa che in Italia invece sembra essere ancora scolpita sullo statuto dell’alternative punk.

Oggi è una bella giornata, è uscito il nuovo degli Spanish.

 

Spanish Love Songs

Brave Faces Everyone

Pure Noise Records

 

Peter Torelli