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Tag: rachele moro

P.O.D. @ Orion

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• P.O.D. •

Alien Ant Farm

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Orion Live Club (Roma) // 13 Novembre 2019

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Dopo l’uscita del loro decimo album Circle nel 2018, i P.O.D., storica band nu metal formatasi a San Diego nel 1992, tornano in Italia per farci rivivere il ricordo di una movimentata adolescenza.

Presenti per questa serata all’Orion di Roma i nostalgici delle sonorità degli ultimi anni ’90 e dei primi del nuovo millennio, quelli che sognano ancora la California e che scelsero di ascoltare generi alternativi che si distaccassero totalmente dal panorama italiano.

È prorompente e visibile sotto al palco la voglia di “sfogo” e quella di riprovare quel sentimento che ha visto cambiare in modo incisivo le linee della musica metal, contaminata dal rap, grunge e perfino dal reggae.

A “spalleggiare” la band, in perfetto stile californiano, ci sono gli Alien Ant Farm, da Riverside a Roma, in camicia a quadretti allacciata fino all’ultimo bottone, capellino con visiera e pezzi che scaldano muscoli e cuore, da quello dedicato alla madre di Dryden Mitchell (voce), alla famosa cover di Smooth Criminal; “Annie, are you okay?” gridiamo tutti uniti.

Un’apertura davvero impeccabile che lascia un palco rovente per gli attesi protagonisti della Pacific Coast: Sonny Sandoval (voce), Marcos Curiel (chitarra), Traa Daniels (basso), Noah Bernardo (batteria).

La prima traccia Listening for the silence, anche se proveniente dall’ultimo album, è perfetta per farci ritrovare il punto lasciato anni fa nei ricordi. L’immediata stupefacente impressione è che il tempo abbia modificato solamente la lunghezza dei dreads di Sonny Sandoval.

Il frontman si prende tutto il palco. Ci sta vicini, ci guarda dritti in faccia e grida a chiare note BOOM, pezzo popolare tra i più significativi che racchiude nel testo tutto ciò che hanno sempre voluto trasmettere.

“I never knew that a kid like me could take his mic around the world and flash the big S.D. and rock the masses”.

Circle spacca precisamente a metà il concerto, ponendo un perfetto collegamento tra il passato e il presente, che si alternano di continuo, in un cerchio che non ha intenzione di chiudersi ancora, né per la band né per il pubblico in delirio.

Come fosse un connubio imprescindibile, a questo genere di musica si lega stretto il pogo, istigato dallo stesso Sonny che scende in mezzo alla gente e viene avvolto in un gigantesco abbraccio di bentrovato.

Come resistere d’altronde dal buttarsi nella mischia quando parte l’incipit di chitarra di South Town o la chiamata di Youth of the nation?!.

La nazione non è la nostra ma noi ci uniamo in coro tutti, perché facciamo sicuramente parte di una specifica generazione.

La sensazione alla fine degli oltre 15 pezzi è di uno sfinito appagamento. 

I P.O.D. hanno voluto regalarci tutto quello da anni abbiamo conservato sotto la pelle, hanno rispettato e mantenuto perfetta la memoria, e ci hanno donato uno splendido e fedele futuro ricordo.[/vc_column_text][vc_column_text]Testo: Rachele Moro

Foto: Simone Asciutti

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Alien Ant Farm

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“Scenderà un nuovo sole” sui Santamarya

I Santamarya sono un gruppo neonato nella provincia di Viterbo. Il loro primo album Nessuno Ricorda Niente uscirà nell’anno nuovo.  

Abbiamo fatto qualche domanda a Leonardo (voce), Francesco (chitarra), Filippo (batteria) e Gabriele (basso). 

 

Quando sono nati i Santamarya?

Leonardo: “Siamo nati da circa un anno e mezzo. Ci conoscevamo di vista ma non personalmente; gli altri conoscevano il mio vecchio gruppo ed io conoscevo il loro ma come sappiamo le band di provincia durano sempre poco e mentre io avevo smesso di esibirmi dal vivo, loro avevano intenzione di riprendere e così Filippo mi ha contattato e invitato in sala prove dove ho portato le registrazioni di alcune cose che scrivevo a casa.”

 

Perché avete scelto il nome Santamarya?

Leonardo: “La zona dove proviamo si chiama Santamaria e visto che gli altri tengono particolarmente all’orgoglio grottano (da Grotte Santo Stefano) abbiamo scelto questo nome. In realtà non c’è nessuna motivazione estetica in quella “y”, l’abbiamo messa perché ci sono altri gruppi che si chiamano così.”

Filippo: “Tra l’altro c’è un gruppo messicano molto famoso che si chiama Santamaria senza “y”.”

Leonardo: “Se fossero stati, non lo so, islandesi, già potevamo pensare di rubargli il nome ma se sono messicani può essere pericoloso.” (ridono)

 

Come nascono le vostre canzoni?

Leonardo: “Per ora io scrivo con la chitarra e ci metto il testo, poi veniamo in sala prove e arrangiamo. In realtà dipende tutto da me perché ho delle difficoltà a scrivere testi su musiche non mie e gli altri lo sanno.” 

Filippo: “Quando abbiamo cominciato, anche noi avevamo dei pezzi. Però abbiamo visto che funzionavano meglio le cose che scriveva Leo, insomma erano più avanti. E poi nella lavorazione di questo disco, c’è anche molto del produttore, Giorgio Maria Condemi (chitarrista di Francesco Motta, Marina Rei, Joe Victor) che ha fatto un lavorone.”

 

Avete detto che il vostro primo album è in arrivo. Cosa volete comunicare a chi lo ascolterà? 

Leonardo: “L’album esce nell’anno nuovo, prima della primavera e ha avuto una gestazione di un anno e mezzo. Si intitola Nessuno Ricorda Niente perché sai com’è la società moderna: c’è un approccio diverso alla musica e se una volta i gruppi esistevano per anni, adesso questo non succede più. I musicisti vanno e vengono, uno è all’apice e il giorno dopo non è più nessuno ed ecco perché Nessuno Ricorda Niente. Si riferisce un po’ a questo ma non solo.”

 

Come è stata l’esperienza nello studio di registrazione StraStudio?

Leonardo: “L’esperienza di registrazione è stata fica, è stata bella. Il musicista in studio sta sempre bene.”

Filippo: “E poi transitavano diversi guests che sono presenti in Fantasmi come Cesare Petulicchio dei Bud Spencer Blues Explosion e il maestro Martinelli (che ha lavorato con Zucchero, Gino Paoli) che suona il sax. Quindi è stato davvero fico.”

 

Fantasmi, uscito per Goodfellas, è il primo singolo del vostro album. Perché avete scelto proprio questo pezzo?

Leonardo: “In realtà perché io volevo mettere qualche ballo nel video.”

Filippo: “Anche perché è abbastanza radiofonico rispetto agli altri.”

Francesco: “È anche un pezzo estivo, fresco. In realtà dovevamo farlo uscire per l’estate, però non abbiamo fatto in tempo. Quindi è uscito a settembre ma alla fine è ancora un po’ caldo.” 

 

Adesso però vogliamo sapere come avete incontrato l’attore, nonché fenomenale ballerino, Valerio Desirò, protagonista del video di Fantasmi.

Filippo: “Valerio era un mio compagno di università. È conosciuto nell’ambito comico come attore, ha lavorato con Maccio Capatonda, con The Pills… Ci piaceva molto la sua regia e quindi l’ho contattato. Inoltre ci serviva un attore in quanto Leonardo aveva avuto questa idea di fare un video con un attore che ballava. Valerio ha accettato e ci ha detto: “Un giorno facciamo un pranzo qui da voi” e quindi è venuto a vedere questi posti sperduti ed è rimasto folgorato. Ha preso i suoi appunti e ha girato tutto in un giorno. Il risultato è fico.”

Leonardo: “Non ci aspettavamo che uscisse così bene, è geniale.” 

 

Nell’oceano delle nuove proposte musicali, credete che una band di provincia come la vostra trovi più difficoltà ad emergere rispetto a una band di città?

Leonardo: “Guarda, io parlo per me e le mie esperienze discografiche sono più o meno zero. Quindi sicuramente si. Evidentemente quelle di città hanno più possibilità. Se sei a Roma hai sicuramente più visibilità.”

Filippo: “Qui in questa provincia suonare live è veramente complicato.”

Gabriele: “Secondo me la città ti dà più visibilità, più locali e più occasioni per suonare. Però la provincia ti da più opportunità a livello creativo, sia perché c’è la noia e il bisogno di riempire degli spazi, sia perché è più facile mettere su una sala prove tutta tua. In città la sala si paga ed è difficile avere uno spazio tuo dove creare. In più, se guardiamo all’Italia, tanti gruppi come i Verdena e gli Zen Circus vengono dalla provincia.”

 

A quando i prossimi live?

Leonardo: “La prima data che abbiamo fatto è stata il primo novembre a Montefiascone, al Belvedere, dove abbiamo fatto qualche pezzo acustico. L’11 novembre presentiamo il nostro secondo singolo, a Radio 1 e suoneremo dal vivo un paio di pezzi. Il 23 novembre suoniamo agli Stabilimenti ad Acquapendente. Il 24 a Spaghetti Unplugged a Roma e il 30 a Villa Lais a Sipicciano.”

 

Cecilia Guerra e Rachele Moro

THO.MAS “Variations” (Macchiavelli Music, 2019)

A circa un anno di distanza dall’EP Fire, esce Variations, il primo album del giovane producer e dj THO.MAS, all’anagrafe Thomas Costantin, prodotto sotto la supervisione di Francesco Pistoi (Motel Connection) per Machiavelli Music.

Il titolo è un elegante riferimento alle Variazioni Goldberg di J. S. Bach, caposaldo tra le cose che Thomas Costantin ama più ascoltare. Variations conta quattordici tracce che nascono dal desiderio naturale di legare i suoi gusti sonori maturi e mostrarci quanto riescano a spaziare in generi differenti.

Il suo animo raffinato lo avvicina a diverse arti creative come si denota anche dal fatto che per la copertina di Variations abbia scelto un lavoro del pittore metafisico Gian Filippo Usellini.

La dedizione di Thomas alla consolle nasce dall’esigenza di voler ascoltare e ballare quello che a lui piace di più e di diventare, con questo fine ultimo, il protagonista degli eventi ai quali prende parte: dalle serate allo storico Plastic di Milano agli eventi di moda per cui gli stilisti lo scelgono per disegnare, insieme alle scenografie, lo sfondo musicale perfetto per le loro sfilate.

La sua ricerca musicale guarda al futuro, imbattendosi di continuo nell’ascolto di sonorità originali e di artisti inediti, ma anche con scelte sensibili verso il passato, attraverso l’inserimento sapiente nelle sue creazioni di pezzi vintage e samples di vecchi film.

Variations è un viaggio elettrizzante su un treno d’epoca in cui ogni scompartimento racconta una storia dalla tappezzeria prima cupa, poi scintillante. La probabile direzione o il punto di partenza, come ci suggerisce il singolo che anticipa l’album, Trip to the moon, è la luna, da dove Thomas dichiara scherzosamente, in un’intervista, di provenire.

Dagli altoparlanti vengono trasmesse via via le tracce e l’incedere del treno sulle rotaie dà ritmo a questa avventura. 2930 rimanda ad uno spy theme hollywoodiano, nel quale gli eleganti passeggeri si scambiano occhiate furtive inseguendosi per i vagoni.

Procedendo nell’ascolto dei quattordici brani risulta impossibile non immaginare scenari maestosi e spettacolari: Waltz of the Cauliflower è incalzante, imponente, gli archi e le forti percussioni si alternano magnificamente come le mosse in un passo a due.

Per l’ultima fermata di questo affascinante viaggio, THO.MAS affida la conclusione dell’LP ad un featuring con uno degli artisti contemporanei che stima di più: Leo Hellden (Tristesse Contemporaine). Futuramour viene accompagnata da una voce femminile suadente e da una futuristica impronta elettronica Nord europea. 

Con Variations, THO.MAS coglie senza alcun dubbio l’obiettivo di trasportarci insieme a lui in un luogo dove l’estetica del “bello” è il tema centrale. Chiunque può attingervi e, finito l’ascolto, avere la sensazione di essere arricchito e attraversato da questa bellezza.

 

THO.MAS

Variations

Macchiavelli Music, 2019

 

Rachele Moro