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Tag: Sigur Ros

Sigur Rós @ Gran Teatro Geox

Padova, 3 Ottobre 2022

 

Sapete qual è uno dei principali benefici che si hanno andando a vedere un concerto?
La sublimazione. Esatto. Non nell’accezione scientifica, anche se non ci giurerei che a qualcuno non sia mai capitato. Quanto piuttosto in quella spirituale, metafisica. 

Sei incolonnato, dietro a qualche migliaio di auto, in una romanticissima tangenziale, in un romanticissimo lunedì sera, impieghi quaranta minuti per fare l’ultimo chilometro che ti separa dalla destinazione, il ginocchio sinistro implorante pietà per le infinite volte in cui si è adoperato per premere la frizione, ma una volta varcate le soglie della “venue”, è il buio ciò che cattura da subito l’attenzione, le pareti nere del teatro, un fumo densissimo e immobile, decine di tiranti sullo sfondo a comporre un fantasioso piano cartesiano, poche luci che faticosamente si fanno strada a disegnare contorni e le sagome, appena percettibili, di quattro islandesi che stanno procedendo a far lievitare qualche migliaio di persone grazie alla loro musica.

Così si sono presentati al Gran Teatro Geox i Sigur Rós, nella prima, iper sold out, data italiana del loro World Tour, a cinque anni dalla loro ultima visita dalle nostre parti.

Ritornati in formazione “quasi tipo”, dopo il rientro di Kjartan Sveinsson e stante la forzata assenza Orri Páll Dýrason, sostituito ormai in pianta stabile da diversi anni ormai da Ólafur Björn “Óbó” Ólafsson (ma la meraviglia dell’accentazione nella lingua islandese? Ne vogliamo parlare?), i nostri hanno messo in piedi uno show, perchè effettivamente concerto potrebbe risultare leggermente riduttivo, articolato in maniera anomala in due piuttosto lunghe parti, intervallate da un intervallo, che fortunatamente non ha inficiato il clima di autentica poesia sonora alla quale io e qualche altra migliaia di persone abbiamo avuto la fortuna di esperire.

Una scaletta che ha attinto da quasi tutti i dischi, con una decisa predilezione per il quasi ventenne (), al quale viene affidata l’apertura con Untitled 1 (“Vaka”) e la consueta, dirompente conclusione con Untitled 8 (“Popplagið”) (stavolta senza velatura a celare la scena).

Due ore e mezza di rara delicatezza, l’accoppiata Untitled 3 (“Samskeyti”) seguita da Svefn-g-englar di una potenza evocativa difficile da spiegare, gli strobi abbaglianti che accompagnano gli squarci di batteria di Ný batterí, accolta da un boato assordante appena annunciata dalla linea di basso, boato forse ancora maggiore quando parte Sæglópur.

Un capitolo a parte lo meriterebbe tuttavia Jónsi, vero fulcro attorno al quale gravita quella meraviglia chiamata Sigur Rós; una presenza continua, ora con la sua chitarra, molto spesso con una voce ed una vocalità che ha spinto ad altezze abbacinanti. La lunga magnifica coda di Svefn-g-englar, quel ripetuto all’infinito “tjù, tjù”, o l’esecuzione di Festival, solo per citare un paio tra i molti momenti, restituiscono, almeno a me personalmente, un artista che ha davvero raggiunto la piena maturità e consapevolezza del proprio sterminato bagaglio artistico.

E mentre sul fondale compare in grande la scritta Takk e i quattro raggiungono il proscenio a ricevere il giusto, interminabile applauso di ringraziamento, lentamente si alzano le luci in sala e contestualmente noi tutti completiamo la nostra brinazione (non è colpa mia se il contrario del fenomeno della sublimazione si chiama così), col cuore colmo di gioia e gratitudine per essere stati per qualche ora in uno stato differente dal solito, fuori dal nostro solito corpo. 

Probabilmente era estasi.

 

Alberto Adustini

foto di copertina (Milano, per gentile concessione di Noisyroad) Maria Laura Arturi

Aspettando Game of Thrones

•Quando i camei musicali approdano a Westeros•

 

L’inverno sta arrivando. No, non mi sono bevuta il cervello ma i milioni di fan che stanno aspettando con trepidazione l’arrivo dell’ottava, ed ultima, stagione di Game of Thrones sono certa che mi capiranno.

Otto anni. Otto intensi inverni che ci hanno tenuti incollati allo schermo regalandoci gioie (poche) e traumi (tantissimi).

Tutti, volenti o nolenti, sono a conoscenza delle vicende e dei personaggi che abitano il mondo inventato dalla penna di George R. R. Martin. Tutti, anche solo per sentito dire, conoscono vicende, protagonisti e persino modi di dire che vengono proprio da Il Trono di Spade.

Nessuno è rimasto immune al suo fascino, nemmeno le star. Numerosi cantanti, più o meno famosi, sono rimasti affascinati dalle vicende di Westeros e dalla corsa all’ultimo sangue per ottenere l’ambito trono.

Alcuni di loro, i più fortunati, sono persino riusciti a vestire i panni di alcuni dei personaggi e a ricoprire un ruolo attivo all’interno delle vicende narrate.

In questo articolo vedremo chi e quando si è calato nell’atmosfera dei Sette Regni.

Prima stagione, primo trauma e prima guest star musicale.

Tutti ci ricordiamo quando Ned Stark è stato decapitato da Illyn Payne. Tutti siamo rimasti sconvolti, nonostante il fatto che fosse interpretato da Sean Bean potesse farci capire che il lieto fine, per lui, non era previsto.

Quello che forse abbiamo rimosso però è che a calare la spada sulla testa del protettore del Nord sia stato Wilko Johnson, a lungo membro dei Dr. Feelgood.

Questo evento però ci ha fatto capire qual è l’unica regola per un fan di Game of Thrones: MAI affezionarsi ad un personaggio.

Dobbiamo aspettare l’ultima puntata della terza stagione per assistere ad un nuovo evento traumatico, persino più destabilizzante della decapitazione del buon Ned. Sto parlando delle nozze rosse; quando metà della famiglia Stark viene trucidata durante il corso di un ricevimento nuziale.

Noi fan quando sentiamo Le Piogge di Castamere, avvertiamo un brivido lungo la schiena perché le note ci riportano alla mente la fine di Rob. A suonare al matrimonio però era stato chiamato un bardo di tutto rispetto: Will Champion dei Coldplay. Il batterista interpreta uno dei musicisti/assassini assoldati da Lothar Frey per assassinare gli Stark.

Nella stessa stagione, nel terzo episodio, troviamo anche un altro ospite Gary Lightbody degli Snow Patrol. Il cantante interpreta un soldato dei Bolton e intona la ballata The Bear and the Maiden Fair.

Nuova stagione, nuove nozze, nuova morte. Il secondo episodio della quarta stagione è incentrato sul matrimonio tra Joffrey Baratheon e Margaery Tyrell.

Al Royal Wedding di Westeros non potevano certo suonare gli ultimi arrivati e, per questo motivo, ad allietare la giornata con musiche e balli sono stati chiamati nientepopodimeno che i Sigur Ros. Vi do un consiglio spassionato; se volete un matrimonio felice io, visti i risultati, mi rivolgerei ad un’altra band.

 

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I Sigur Ros durante un concerto. Foto di Francesca Garattoni

 

Nella quinta stagione i Bruti iniziano a ricoprire un ruolo più importante, quando Jon Snow decide di provare a fondare un’alleanza con loro. Fuori dalla Barriera troviamo un’intera band metal, quella dei Mastodon, a interpretare un gruppo di Bruti. Ovviamente nemmeno per loro c’è stato un lieto fine: dopo essere stati uccisi sono stati trasformati in Estranei.

Nella stessa stagione la piccola Arya decide di darsi all’arte dedicandosi alla recitazione ed entrando a far parte di una compagnia teatrale. Durante gli spettacoli, è presente una band che accompagna le performance degli attori sul palco; si tratta degli Of Monsters and Man che hanno preso parte a ben tre episodi.

Nella settima stagione troviamo il cameo più chiacchierato della serie, che ha anche causato un caso mediatico. Ed Sheeran nei panni di un soldato Lannister canta una canzone ad Arya, che ricorda la relazione tra Tyrion Lannister e la prostituta Shae.

 

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Il cameo non è stato apprezzato da molti fan, che lo hanno visto come una forzatura non inerente alla storia, che  hanno preso di mira l’account Twitter del cantante che si è visto costretto a chiuderlo per alcune ore.

Quelli elencati fino a qui sono solo dei piccoli camei ma, in realtà, alcuni cantanti sono entrati in pianta stabile nel cast della serie.

Joel Fry degli Animal Circus ha impersonato Hizdar zo Loraq uno schiavista di Mereen intenzionato a sposare Daenerys (nella quarta e nella quinta stagione).

Natalia Tena, volto già conosciuto per Harry Potter, ha interpretato Osha. Nonostante la sua fama sia legata principalmente al mondo della recitazione è anche la cantante dei Molotov Jukebox.

E poi c’è Verme Grigio, l’Immacolato innamorato della bellissima Missandei . L’attore che lo interpreta è Jacob Anderson, conosciuto nel mondo del R&B con lo pseudonimo di Raleigh Ritchie.

Questi sono solo alcuni dei musicisti, più o meno noti, che hanno preso parte a questa serie, che ha segnato un’intera generazione di persone, tenendoci incollate ai teleschermi e insegnandoci a evitare gli spoiler. 

Dopo otto stagioni l’inverno è finalmente arrivato e noi, domani, lo aspetteremo con il fiato sospeso e i pop-corn alla mano.

E voi per chi fate il tifo? 

Laura Losi