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Tag: singolo

Are You Real? “Consequence”

Registrato durante il lockdown, Consequence è il nuovo singolo del musicista veneziano Are You Real?. Si tratta di una rilettura, molto intima e personale, del brano della band elettronica tedesca The Notwist. Il brano è accompagnato da un videoclip, realizzato dallo stesso musicista.

“Ho cercato l’anima del brano” racconta Andrea, titolare del progetto. “L’ho spogliato dell’elettronica per tirarne fuori tutta la dolcezza e la malinconia. Ho usato solo un pianoforte e dei synth. Per me è un brano visionario, per questo ho realizzato anche un videoclip, che mostrasse le immagini che avevo in testa mentre cantavo. Credo che questo lavoro anticipi le sonorità del mio prossimo disco. Artisti come Apparat, Soap&Skin e gli stessi Notwist stanno influenzando la mia musica. Il prossimo disco sarà molto diverso da tutto quello che ho fatto finora, e questa canzone ne è il primo piccolo assaggio.”

Il brano, disponibile su tutte le piattaforme dal 17 luglio, sarà anche in free download.

 

 

Free download qui

 

Are You Real?

Consequence

Beautiful Losers Records

 

Redazione

The Winstons ft. Mick Harvey “A Man Happier Than You”

Paesaggio lacustre accompagnato da una chitarra malinconica.

Bianco e nero, occhi neri che si alternano a luminosissime luci al neon.

Così inizia il viaggio del videoclip di A Man Happier Than You, brano contenuto in Smith (2019) de The Winstons accompagnati dal magico Mick Harvey (Nick Cave and the Bad Seeds).

Il brano è il risultato di un lavoro corale, impegnativo e “internazionale” (è stato registrato tra Londra, Milano e Melbourne) e a causa della pandemia anche il videoclip è stato filmato e assemblato “a distanza”, che è il tema chiave della canzone.

Due persone che dopo anni di lontananza si ritrovano a parlar delle loro vite, delle disavventure e delle gioie.

La nostalgia del testo, l’unione perfetta degli strumenti e con la splendida, calda, avvolgente voce di Mick Harvey che si sposa perfettamente con lo stile rock psichedelico del side project di alcuni membri degli Afterhours (Roberto Dell’Era aka Rob, Lino Gitto aka Linnon ed Enrico Gabrielli aka Enro) fa di questo brano un piccolo capolavoro.

Tre fratelli in pratica, cresciuti con una visione della musica molto vera, essenziale. Studiare suoni per evocare emozioni nell’ascoltatore, usare la voce e gli strumenti per riportare a galla sentimenti che credevamo perduti, sommersi nell’indifferenza della quotidianità.

Sul finire del videoclip il paesaggio diventa viola, ne segue un monologo sulla felicità da accapponare la pelle.

Consigliabile ascoltarlo con le cuffie, di sera, sdraiati al fresco a rimuginare su vecchie (e nuove) ferite.

 

 

The Winstons ft. Mick Harvey

A Man Happier Than You

TARMAC / Rokovoco / Sony Music

 

Marta Annesi

Endrigo “Anni Verdi”

Tre amici e la passione per la musica che dalla cantina di casa li ha portati a suonare per le feste di paese fino ad arrivare su palchi importanti. 

Si sono meritati il loro spazio nelle band alt rock italiane grazie alla malinconia che solo la voce delicata e grintosa di Gabriele Tura sa esprimere, al talento con chitarra, basso e tastiere di Matteo Tura e l’energia di Ludovico Gandellini alla batteria.

Il nuovo disco è anticipato dai singoli Infernino (affiancati dai Bologna Violenta), Smettere di Fumare e l’ultimo uscito Anni Verdi. 

Nonostante il titolo possa far pensare ad una rievocazione del passato, un racconto di una gioventù tra palchi, banconi del bar e casini, non è così. Come spiega Gabriele, questo pezzo è ambientato ai giorni nostri, nel presente. Rappresenta la vita passata un po’ allo sbando, tra concerti, interviste, birre. Sicuramente affascinante, ma col rischio di rimanere incastrati nell’adolescenza e di dover combatte per diventare adulti, per dimostrare a tutti di esser cresciuti, migliorati.

E puntualmente si ricade negli anni verdi, nelle sbronze e nelle cazzate.

Una nostalgica ballata alternative rock che esplode in un’accorata promessa.

È un lungo sabato sera, coi post sbronza, stanze di alberghi, gli imprevisti, le fan, le emozioni che solo il palco può regalare. Un trucchetto per sfuggire alla routine della vita “da grande”. Il lavoro, la famiglia, i rapporti imposti, le responsabilità vengono messi da parte, e per quella serata (o tour) esiste solo la musica; suonarla e farla vivere. 

Uno scambio di energie in eccesso. Loro esprimono, noi percepiamo, contraccambiamo e restituiamo. Benefici per entrambi le parti e s’abbracciamo. 

 

 

 

Endrigo

Anni Verdi

Garrincha Dischi / Manita Dischi

 

Marta Annesi

I Deux Alpes e l’eleganza dell’elettronica

Siamo agli sgoccioli di questo inverno indubbiamente difficile e non c’è niente che possa aiutarci a stare meglio più della musica, in particolare quella che ti fa ballare e alla fine dell’ascolto ti scorre nelle vene.

Non sembra, quindi, essere un caso che proprio a fine Febbraio esca Casa Mia, il nuovo singolo dei Deux Alpes, duo elettronico di Milano.

Se, tuttavia, dall’elettronica ci aspettiamo un sound da discoteca, con un brano che gira tutto intorno alla propria esplosione, non è questo quello che troveremo in Casa mia, che sin dal primo ascolto si presenta come un brano introspettivo, quasi intimo, che incanta grazie al basso e alla batteria e, soprattutto, alla voce di Marta Moretti dei Tersø. 

La prima parola che viene in mente ascoltando il pezzo è “ipnosi”, intesa come allontanamento dalla propria dimensione per immergersi nella scoperta del ricordo e di se stessi. Insomma, Casa mia trasporta chi l’ascolta in un limbo in cui i suoni che compongono la melodia scandiscono una serie di immagini incisive ma semplici, senza troppi fronzoli.

La cosa che, a mio parere, contraddistingue il mood dei Deux Alpes (così come la loro musicalità) è sempre stato l’essere unici. È difficile, almeno per me, trovare qualcuno che in questo momento, nel panorama italiano, usi e manipoli la musica come fanno loro. Questa unicità rende certamente più difficile la piena comprensione del loro progetto al primo ascolto perché crea, sicuramente, una sorta di straniamento tale per cui è necessario non solo un secondo ascolto, ma anche una certa attenzione.

 Forse già dal nome è evidente, come lo è sempre stato, che i Deux Alpes appartenessero ad un immaginario d’oltralpe, ad una musicalità nordica. Ma con questo brano hanno definitivamente sancito il loro essere europei tanto che neppure la lingua distrae dal fatto che starebbero davvero benissimo sul palco di un festival francese o danese. Non è infatti distante dall’eleganza che caratterizza le produzioni nordiche, così come la voce di Marta suona quasi come un inno su cui perdersi, sognare ed entrare nell’immaginario onirico tipico di quei luoghi.

I Deux Alpes, anche in lingua italiana, sono quindi un progetto sicuramente ricercato e intelligente, certamente non pop. Il che, sia ben chiaro, nel loro caso non può essere che un pregio. 

Casa Mia, infatti, è un gioiellino intenso ed espressionista, più adatto ad un ascolto intimista e solitario che ad un viaggio in macchina con amici. Ma, nella sua componente essenziale, resta un brano bello, puro, attento e ragionato. Uno di quelli da mettere per impressionare, uno di quelli che, alla lunga, entrano di merito nel bagaglio musicale di un ascoltatore.

È, quindi, ben lontano dalla musica di alto consumo, dalle rotazioni continue in radio accanto a Gabbani o dall’essere adatto a tutti, ma è sicuramente questa la sua dote più accentuata, il suo asso nella manica.

In questo momento in cui tutto è adatto a tutti e davvero poco resta, infatti, sono certa che i Deux Alpes, con questo brano, siano riusciti a creare qualcosa che rimanga, forse non a tutti, ma sicuramente a chi sarà disposto ad ascoltarlo davvero.

 

Mariarita Colicchio

Dale: la rivincita del pop made in Italy

A volte trovare musica italiana dal respiro internazionale sembra essere un vero e proprio rompicapo. Eppure, il nostro bel paese è pieno di giovani artisti pronti ad affacciarsi al mercato d’oltre oceano. Noi di Futura 1993 ne abbiamo scovata una in particolare: si chiama Dale ed è una promettentissima cantautrice pop dalle origini italo canadesi. Il suo nuovo singolo autoprodotto “Yes, I Will”, uscito martedì 30 aprile, ci parla di rinascita tramite sonorità pop che rimandano ai primi anni 2000. Fresca di questa nuova uscita, abbiamo deciso di farle qualche domanda per scoprire la sua storia, la sua musica e le sue ispirazioni.

 

Ciao Dale! È appena uscito il tuo ultimo singolo “Yes I will”, ci racconti cosa significa questo brano per te? 

Ciao! È appena uscito e ne sono molto contenta. Sono stata lontana dalla scena inedita per un anno e questo brano segna il mio “ritorno sulla scena” con conseguente e decisivo cambio di rotta sul piano artistico. Ho variato il team, provato nuove collaborazioni e ho tirato fuori un brano che nessuno si sarebbe aspettato da me con un testo che racconta tutti i rifiuti che mi hanno frenata molte volte e il perché non succederà mai più.

 

E come sta andando l’accoglienza da parte del pubblico?

Con “Yes, I Will” ho deciso di complicarmi le cose: a differenza dei singoli precedenti non ho

potuto contare su collaborazioni o partecipazioni di enti/persone per la diffusione del brano: in questo caso sono solo io e ogni consenso che sto ricevendo per me vale il doppio perché è stato ottenuto con le mie sole forze. È stata una piacevole sorpresa vedere apprezzato questo mio nuovo sound, mi sta permettendo di allargare il mio pubblico e mi ha chiarito ancora di più le idee sulla strada da seguire.

 

Ora parlaci un po’ di te. Quando e come nasce la tua passione per la musica?

Da che ne ho ricordo, sono sempre stata attratta da tutto ciò che avesse a che fare con la musica. Non c’è stato, dunque, un particolare momento che ha segnato l’inizio di questo grande amore. Sin da piccolissima ho sempre ballato e cantato in giro per la casa seguendo il mio personale concetto di “performance” appreso in primis attraverso lo schermo dalle principesse dei grandi classici Disney. Nel corso degli anni ho poi coltivato la mia passione attraverso studi di danza, canto e recitazione.

 

Domanda di rito ma necessaria, quali ascolti hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?

Quand’ero bambina, in macchina durante il tragitto casa-scuola, ho sempre ascoltato le maggiori hit anni ‘80 presenti nelle playlist di mio padre e credo di aver assorbito molto da quei brani. Quando ho cominciato ad ascoltare musica per conto mio, mi sono riconosciuta subito nel pop amando poi sopra tutti Britney Spears. Sono influenzata in generale da tutto il pop dei primi anni 2000 sia femminile che maschile (ad esempio Justin Timberlake) e dalle produzioni di Timbaland e Max Martin.

 

Hai un sound decisamente internazionale e scrivi brani in inglese. Sei italo-canadese ma so che vivi in Italia, cosa ha condizionato questa scelta linguistica?

Ho doppia cittadinanza e doppia nazionalità, sono nata in Italia, parlo in italiano, vivo, mangio e penso in italiano, mi piace l’idea di potermi avvicinare alle altre mie radici esprimendo i miei sentimenti attraverso la musica. È una scelta personale, ma non troppo ponderata perché mi è molto più facile scrivere in inglese. Non nego comunque che un domani potrò sperimentare di cantare in italiano o in francese sempre per restare fedele al mio background familiare.

 

E invece come valuti l’attuale settore discografico in Italia? 

Chiuso, improntato quasi esclusivamente sulla lingua italiana e poco incline all’internazionalità. È un settore che rischia poco, che investe solo su progetti identici tra di loro perché ormai si punta solo su ciò che saprai già di poter vendere, che si alimenta solo tramite personaggi (spesso anche validi) che emergono dai talent o contenuti virali. Secondo me si potrebbe fare molto di più e con ottimi risultati.

 

Con chi ti piacerebbe collaborare, sia in Italia che all’estero?

Sinceramente non saprei scegliere di preciso qualche artista italiano perché non ho ancora

individuato qualcuno che possa avere una visione musicale simile alla mia, in ogni caso sto continuando a monitorare il panorama e magari presto avrò una risposta anche a questa domanda. Per una collaborazione estera… ultimamente mi ha conquistata Ava Max quindi ammetto in tutta sincerità che adorerei collaborare con lei. In ogni caso una collaborazione con una qualsiasi artista pop d’oltreoceano sarebbe sempre e comunque accolta a braccia aperte!

 

Ultima domanda, cosa dobbiamo aspettarci dal tuo progetto? Puoi anticiparci qualcosa?

Sicuramente un altro brano a breve (credo di aver già deciso quale), sto lavorando a delle demo per un progetto parallelo in cui credo molto e lavorando a un featuring che mi vedrà protagonista di una canzone dove probabilmente non canterò solo in inglese… non vedo l’ora!

 

Alice Lonardi

 

Futura 1993 è il network creativo creato da Giorgia e Francesca che attraversa l’Italia per raccontarti la musica come nessun altro. Seguici su Instagram, Facebook e sulle frequenze di Radio Città Fujiko, in onda ogni martedì e giovedì dalle 16.30

 

Singapore, il nuovo singolo di IO e la TIGRE

Ecco a voi Singapore il nuovo singolo di IO e la TIGRE, il quarto brano estratto dal loro album Grrr Power, uscito lo scorso 30 ottobre per Garrincha Dischi.

Nonostante l’assonanza, e nonostante il gruppo sia composto da due donne, il Grrr Power non ha nulla a che vedere con il Girl Power, portato in auge negli anni ’90 dalle Spice Girls.

Si tratta invece dellaforza di affrontare le sfide della vita accettando la propria parte più fragile e vulnerabile. La forza che fa andare avanti anche se tutto attorno sembra voglia farti sembrare non adatta o non adatto. Una forza che affonda le radici nel confronto”.

Singapore è stato realizzato in collaborazione con Indie Pride, un’associazione italiana che attraverso la musica e gli artisti si schiera contro il bullismo, l’omofobia e il sessismo.

Aurora Ricci e Barbara Suzzi sono due donne impegnate, che hanno sposato la causa dell’Indie Pride e nel corso del loro tour invernale, che ha toccato numerose città italiane, hanno incontrato diverse associazioni Lgbtqi per confrontarsi e scambiarsi idee su diverse tematiche.

Proprio tra la collaborazione tra la band e Indie Pride nasce il video di Singapore, fresco, semplice e spontaneo.

Nel video viene rappresentata una giornata qualsiasi di un/a musicista, dalla partenza, le chiacchiere, le amiche/gli amici, i camerini e il live. Nel video abbiamo evitato di usare il furgone per pudore: giriamo in due ma ogni volta ci chiedono se stiamo traslocando. Volevamo che principalmente veicolare libertà, gioco e volevamo trovare un modo che non fosse il classico “video impegnato”. Affrontare le tematiche del bullismo, sessismo e omo-trans-fobia non con un approccio didattico e convenzionale ma con un approccio più immediato, libero e semplice. Così, per evitare che “risultasse” un video con una postura preimpostata, abbiamo optato per girarne uno il più possibile spontaneo e la cui trama ci appartiene. Perché noi, così come chiunque altro, possiamo essere un sacco di cose e correremo più forte di ogni etichetta che cercheranno di metterci addosso. E le tigri si sa, corrono veloci“.

IO e la TIGRE saranno in tour per tutta l’estate e, se anche voi volete un assaggio di Grrr Power, non lasciatevi scappare queste date.

25 mag – Misano Adriatico – Primavera giovane
12 giu  – Bologna – Montagnola music pride
14 giu – Casaleone (VR) – Click park fest
28 giu – Roma – I-Fest – (w/Sick Tamburo)
29 giu – Castiglion fiorentino – Villaggio Rock (w/La Municipal)
5 lug – Lugo di Vicenza – Groove club
10lug – Torino – Flowers Fest
2 ago – Roè Volsciano (BS) – Restart musicando
3 ago – Sezzadio (AL) – Cascina bellaria
23 ago – Vinadio – Balla Coi Cinghiali

 

Testo di Laura Losi

Foto di Luca Ortolani

Faccia a faccia con gli All But Face

E’ un nebbioso pomeriggio di dicembre e dopo aver attraversato stradine dissestate e aver incrociato un paio di cerbiatti sono finalmente arrivata all’Elfo Studio di Tavernago.

Ad aspettarmi li c’erano gli All But Face, impegnati in una seduta di registrazione per incidere il loro nuovo singolo.

La band piacentina ha accettato di adottarmi per un pomeriggio per permettermi di vedere come lavorano e per fare quattro chiacchiere insieme.

L’atmosfera è la stessa che c’è quando un gruppo di sei amici si riunisce in un bar per bere una birra e parlare del più e del meno: allegra e distesa.

Mi spiegano che durante il pomeriggio avrebbero registrato la parte di Fabio Riccò, il cantante, perché la base musicale l’avevano già incisa nelle sedute precedenti.

Mentre Fabio va nella stanza insonorizzata per registrare l’audio io rimango in sala di registrazione con il resto della band e trascorro li il mio pomeriggio tra una battuta e l’altra.

Il pezzo, che ho ascoltato in anteprima, si chiama Cavehouse e posso garantirvi che è una bomba!

Per chi non li conoscesse gli All But Face sono: Fabio Riccò (voce), Gianluca Bolzoni (chitarra), Andrea Bocelli (batteria), Matteo Losi
(console), Vincenzo Ferrari (basso) e Andrea Chicchi (chitarra).

 

Partiamo dal nome, che è piuttosto singolare, da dove viene?

All But Face deriva da una storia molto stupida. Si parte con una ragazza che si era invaghita del chitarrista che però era un po’ restio a darle corda perché lei era tutta perfetta…a parte la faccia. Quindi gran fisico, simpatica, però la faccia…proprio no. Quindi All but face.

 

Al momento vi appoggiate a qualche etichetta? Cosa ci dite dell’esperienza in sala di registrazione?

Stiamo lavorando con la Tanzan Music, anche se non siamo sotto contratto con loro. Dopo questa esperienza in sala di registrazione oggi siamo più coscienti di quello che vogliamo e come lo vogliamo. Oggi siamo decisamente più preparati rispetto a 5/6 mesi fa. Prima, avevamo meno esperienza e facevamo molta più fatica. Lo studio di registrazione è una grande palestra che ci ha insegnato molto. E’ un qualcosa che ti sbatte in faccia quello che ti manca. Tu vai in studio, pensi di sapere come si fanno le cose e invece, dopo due ore capisci che le cose non vanno, e le devi rifare. E’ stata un’ esperienza molto importante per noi.

 

La formazione è sempre stata quella che ho conosciuto oggi? E come vi siete incontrati?

La composizione del gruppo è un po’ variegata. Fabio è arrivato dopo ma ci siamo conosciuti tutti per passaparola diciamo. Il gruppo si è evoluto nel corso degli anni. Abbiamo avuto diversi nomi e diversi componenti. Questa formazione è stabile da un paio d’anni, da quando è arrivato Fabio. Il gruppo ha questo nome dal 2015 quando sono arrivati Matteo e Andrea. Però comunque ci conoscevamo già anche prima di iniziare a suonare insieme.

 

Chi si occupa di scrivere i testi? E come nascono i vostri brani?

I nostri pezzi sono tutti inediti, scritti da noi, e tutti in inglese. Generalmente si parte con un’idea di elettronica, a cui pensa Matteo. La
seconda fase di arrangiamento e di scrittura, o di completamento avviene in sala prove. Ad ogni modo cerchiamo di riunirci tutti e di confrontarci. All’inizio i testi li scrivevo io (Vincenzo, bassista), invece ora li scrive Fabio.

 

Quali sono le vostre influenze musicali?

La base di partenza è il metal core ma abbiamo anche influenze di elettronica e alternative metal. Il fatto di cantare alcune parti in
melodico ci differenzia dal metal core tradizionale. E’ tutto un ricongiungersi di varie influenze. Gruppi come i Bring Me the Horizon, gli
Architectes, gli Eskimo o gli I See Stars fanno parte del nostro backround. Sono tutti gruppi che come noi mescolano l’elettronica ad altri generi, soprattutto gli ultimi due che abbiamo citato. Forse noi stiamo insistendo ancora di più sul discorso dell’elettronica rispetto a questi gruppi; ma ad ogni modo sono loro che ci hanno fatto da base.

 

A gennaio uscirà il vostro nuovo singolo Dark Angels. Dobbiamo aspettarci qualcosa di diverso da Steel?

Quello che volevamo ottenere con Steel era un impatto forte, con un ritornello orecchiabile suonato a tutto volume e con degli scream
abbastanza accentuati. Dark Angels invece, pur non essendo una ballad, assume toni un po’ più riflessivi. Pur avendo delle componenti di scream e un’elettronica abbastanza forte è un brano più morbido di Steel, con un testo più profondo e più pensato.

 

Vincenzo, visto che sei tu che ti sei occupato dei testi, dove hai trovato l’ispirazione per scriverli?

Si tratta di testi (parliamo di Dark Angels e Steel) che prendono spunto da episodi o da sensazioni che fanno parte del mio passato. Steel per esempio si riferisce a un particolare periodo della mia vita, Dark Angels a un particolare episodio che mi ha colpito, anche se non direttamente. Nonostante questo però io preferisco sempre fare dei testi un po’ generali perché mi piace pensare che chi legge un testo, o ascolta un brano, si possa in qualche modo immedesimare in quello che ho scritto. Per questo li lascio sempre un po’ aperti… Perché ognuno possa vedere qualcosa di suo e quindi non risulti essere una cosa totalmente personale. Anche perché non sono sempre felicissimo nel raccontare certe cose della mia vita, ovviamente.

 

Quali sono i vostri programmi per i prossimi mesi?

Cercheremo di essere più presenti sulle piattaforme come Spotify e YouTube. Cercheremo di essere il più regolari possibili con le pubblicazioni. Il 20 dicembre uscirà Steel su Spotify. E a gennaio, verso la metà del mese, rilasceremo il video di Dark Angels. Con il nuovo anno ci saranno tante novità, anche dal punto di vista del live. La musica va molto in giro su internet ma c’è bisogno di suonare dal vivo, di confrontarsi con il pubblico.

 

Saluto gli All But Face e me ne torno verso casa.

Ricordatevi che il 20 dicembre Steel verrà rilasciato su Spotify.

Io andrei ad ascoltarlo perché questi Vez spaccano davvero!

 

Laura Losi