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Tag: thinkaboutit

THINKABOUTIT “Marea” (Totally Imported, 2020)

È un viaggio musicale, quello che ci propongono i THINKABOUTIT con Marea, il loro nuovo album uscito a quattro anni di distanza dal loro ultimo lavoro in studio. Tutto il tempo trascorso, tutta la fatica e la ricerca stilistica fatti dal collettivo sono tangibili in queste 16 tracce, che un po’ si discostano dalla loro musica precedente. 

Anticipato dai due singoli Arturo Gatti e I Fly High, che già lasciavano presagire il cambio di rotta da parte del collettivo barese, Marea si presenta come un disco decisamente eterogeneo, che passa dall’elettronica alle chitarre, con anche diversi richiami al jazz. 

Tornando alla metafora del viaggio, troviamo tracce come Tokyo o Adriatico che, a dispetto del nome, sembrano voler trasportare chi ascolta proprio in un locale jazz degli Stati Uniti, uno di quelli dove trombe e sassofoni dominano la scena. Al contrario, canzoni come 2008 ricreano un’ambientazione pittoresca del Sud Italia.

Sulla stessa scia troviamo anche Leave This Place, dove invece sono le parole a farci pensare al viaggio, o forse più a una fuga per inseguire i propri sogni. “Grab your dreams and drive away, put ‘em in your suitcase and never look back”, cantano all’inizio del pezzo. 

Il brano più particolare di tutti però è sicuramente Parlesia, realizzato in collaborazione con il pianista e compositore Mario Nappi. Il titolo si riferisce al gergo tipico dei musicisti napoletani e allora, su una base di pianoforte, ad una prima parte in inglese si accosta una seconda in napoletano, senza forzature o stranezze, come se fosse il proseguimento più naturale del mondo.

Un’atmosfera mediterranea si mischia dunque a sonorità internazionali, accentuate anche grazie al passaggio dall’italiano all’inglese nei testi. Una scelta azzardata forse, ma che nel complesso funziona e rende le canzoni quasi “cinematografiche”, nel senso che potrebbero funzionare bene come la colonna sonora di qualche film indipendente. 

Marea è quindi un album decisamente evocativo, che fin dal primo ascolto riesce a trasmettere immagini nitide attraverso parole e musica, che nella maggior parte dei brani tende a fare da padrona. 

Sono proprio queste immagini a funzionare da collante tra canzoni così diverse tra loro; il fil rouge che accompagna l’ascolto.

 

THINKABOUTIT

Marea

Totally Imported, 2020

 

Francesca Di Salvatore

Il ritorno alle radici dei THINKABOUTIT

Sono nel bel mezzo di un cambio di rotta, i THINKABOUTIT, collettivo di musicisti nato a Bari. Con i due singoli Arturo Gatti e I Fly High hanno anticipato Marea, secondo lavoro in studio in uscita quest’inverno, che rappresenta una decisa innovazione nel loro stile, nonché un ritorno alle loro radici mediterranee. 

Abbiamo fatto due chiacchiere con Claudio, voce del collettivo.

 

La prima domanda volevo farla sul vostro nome, THINKABOUTIT. C’è qualcosa in particolare su cui volete far pensare?

Leggenda narra che, quando abbiamo iniziato il progetto nel 2014, esistesse un gruppo su Messenger che si chiamava “Dobbiamo pensarci”, proprio perché non avevamo idea di quale nome usare. Poi un giorno ci è venuto in mente di tradurlo in inglese, quindi appunto Think About It. Solamente con l’ultimo cambio di formazione — ci siamo sempre considerati più un collettivo che una band statica — abbiamo deciso di riorganizzare il nome in THINKABOUTIT.

 

Il 29 novembre uscirà il vostro nuovo singolo I Fly High. Come lo descrivereste?

È un pezzo molto diverso da Arturo Gatti, il singolo precedente. In un certo senso è più cattivo, perché nasce dalla rabbia e dalla frustrazione che si provano quando ci si rende conto che sono sempre esistiti due tipi di persone. C’è chi lavora e fa sacrifici per guadagnare ciò che ha e chi invece parte già con la tavola apparecchiata e quindi non deve compiere sacrifici. Ad ogni modo, chi segue una strada solo in discesa, non potrà mai godere della stessa vista che avrà invece chi ha dovuto camminare in salita per tutta la vita.

 

Il singolo anticipa Marea, vostro secondo LP. Cosa dobbiamo aspettarci da quest’album?

Marea è il frutto di una pausa di più di due anni in cui ci siamo interrogati molto su cosa siamo e cosa vogliamo comunicare. Ci siamo resi conto che il sound dei nostri lavori precedenti, Sulle Grate e In Secondo Piano, non ci rispecchiava più, quindi abbiamo deciso di iniziare un processo di ricerca sulle nostre radici mediterranee, sia a livello di suoni che di tematiche dei testi. La presenza di alcuni colori sonori, dalla scelta dei suoni alla ricerca di linee melodiche ‘’più nostre’’, sono stati il collante di tutta la ricerca. È un album comunque molto eterogeneo, che mischia l’elettronica alle chitarre, il pianoforte al moog, sonorità calde a fredde. Sappiamo che è un album importante, che può essere ascoltato su più livelli e analizzato sotto vari punti di vista, per questo pensiamo che siano necessari più ascolti per poterlo capire in pieno.

 

I due singoli che avete pubblicato, Arturo Gatti e I Fly High, sono in inglese a differenza degli altri vostri lavori. Come mai questa scelta?

In realtà l’intero album è in inglese, con alcune incursioni più “mediterranee” in alcuni pezzi. Sicuramente durante i due anni di pausa siamo cambiati e il passaggio dall’italiano all’inglese è legato a questo processo, ma è stata una scelta assolutamente naturale. Personalmente, ho sempre scritto e cantato in inglese, in quanto una buona parte della mia vita è stata sommersa da musica anglofona. Non è stata una scelta legata alla logica di mercato, secondo cui scrivere in inglese ti permette automaticamente di arrivare anche fuori i confini italiani, anche se ovviamente ci auguriamo di far arrivare il progetto e i messaggi contenuti nel disco a più persone possibile. 

 

Francesca Di Salvatore