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Tag: vianney

Vianney e il suo invito a non aspettare

Classe 1991, tre dischi all’attivo e numerosi premi che l’hanno reso uno degli artisti più apprezzati d’Oltralpe: abbiamo fatto due chiacchiere con Vianney, fenomeno francese del pop, dove abbiamo parlato del suo ultimo album, di semplicità e dell’importanza del fallimento.

 

Ciao! Grazie per averci concesso quest’intervista!
“Ciao! Grazie a voi!”

Parlaci del tuo nuovo album, N’attendons pas. Com’è nato questo progetto e come mai hai deciso di pubblicarlo in questo periodo così difficile per il mondo della musica in generale?
“Ho registrato l’album tra febbraio e settembre, da solo, nel mio piccolo studio casalingo. Più registravo le canzoni e più la situazione sanitaria ed economica diventava complicata. Una canzone del disco si chiamava N’attendons pas e ho pensato che fosse davvero la cosa migliore che potessi dire in questo periodo difficile. Allora è diventato il nome dell’album. “N’attendons pas” significa “non aspettiamo”. A vivere, ad amare, ad abbracciare le nostre passioni e i nostri progetti. Se non avessi fatto uscire l’album a causa della situazione così difficile, mi sarei tradito.”

C’è una canzone dell’album che mi ha colpito in modo particolare, J’ai essayé. È raro sentire una simile “apologia del fallimento”. Perché hai scelto questo tema?
“Credo che il fallimento sia molto prezioso. È allo stesso tempo ciò che ci permette di fare meglio la volta successiva o di farci rendere conto di non essere sulla strada giusta. Mi piace l’idea che i progetti più ambiziosi si costruiscano sui fallimenti.”

C’è una canzone di N’attendons pas a cui sei particolarmente legato?
“È la canzone che chiude il disco, Tout nu dans la neige, a cui sono molto legato perché parla del mio defunto nonno. Mi manca, ma è sempre presente, soprattutto per ciò che mi ha trasmesso: i suoi valori così semplici ma allo stesso tempo così belli.”

Sarai uno dei coach nella nuova edizione di The Voice France. Sei emozionato per questa esperienza?
“Sì, è un’esperienza incredibile! Abbiamo cominciato le riprese e concluso la parte delle audizioni al buio. Qui ho ritrovato il ruolo di produttore, il che mi rende estremamente felice. Dare consigli, guidare, ascoltare, parlare con persone appassionate… È la mia parte preferita di questo lavoro.”

In Francia sei uno degli artisti più acclamati. Con lo scorso album, Vianney, hai ottenuto un disco di diamante e sei in gara per vincere il premio di Artista Francofono dell’Anno agli NRJ Music Awards. Ti aspettavi questi risultati?
“Non mi aspetto mai niente. Per quanto mi riguarda, il mio scopo è mettere tutto il mio cuore e la mia passione quando scrivo o registro le canzoni. Sono le persone poi che scrivono il seguito e finora gli devo molto.”

Il mondo della musica è piuttosto complicato e complesso. C’è qualcosa che vorresti dire al Vianney che sta iniziando la sua carriera?
“Il piccolo Vianney ha fatto di sicuro molti errori, ma credeva fermamente nell’idea che l’impegno e la passione fossero le chiavi per raggiungere la felicità in questo lavoro! Allora lo incoraggerei a continuare su questa strada e gli augurerei di conservare il suo sguardo da bambino, di amare ogni giorno e ogni scoperta che fa e non smettere di stupirsi.”

 

Francesca Di Salvatore

Vianney “N’Attendons Pas” (Tôt Ou Tard, 2020)

Il 5 Dicembre si scoprirà se sarà lui il cantante francofono dell’anno secondo i NRJ Music Award, i premi istituiti vent’anni fa dalla radio NRJ per celebrare il meglio della musica francofona e internazionale. Ma nel frattempo Vianney — al secolo Vianney Bureau, classe 1991 — ha appena pubblicato il suo nuovo album in studio dal titolo N’Attendons Pas. 

Arrivato a quattro anni di distanza dal suo ultimo acclamatissimo lavoro, che contava mezzo milione di copie vendute, questo è il terzo disco di uno degli artisti più apprezzati oltralpe, tanto da venire paragonato spesso e volentieri in patria ad Ed Sheeran. Un paragone che si regge in piedi senza troppi sforzi, soprattutto guardando i testi e le sonorità.

N’Attendons Pas infatti contiene undici tracce decisamente pop, fresche ed omogenee tra loro, ma mai banali, anche senza l’aiuto di qualche effetto speciale di troppo. Anzi, è proprio la genuinità a fare da padrona in questo disco, con un connubio di chitarra e voce che ogni tanto sfiora le esibizioni in acustico e a cui si aggiunge talvolta un pianoforte, talvolta degli archi. Niente esagerazioni, nessuna spettacolarizzazione non necessaria, ma solo la musica pura e semplice che va ad accompagnare dei testi altrettanto genuini.

Non a caso, l’ultimo lavoro di Vianney è un album pieno di buoni sentimenti e di un ottimismo forse un po’ estranei a buona parte del panorama musicale italiano di moda oggi (vedi l’indie, che con la tristezza ci va a nozze, oppure il rap, che ha molte qualità ma di sicuro pecca un po’ di dolcezza). 

C’è soprattutto l’amore, ma è un amore che presenta numerose sfaccettature: quello per chi non c’è più in Tout Nu Dans La Neige — delicata ballad simil-acustica dedicata al nonno — oppure quello per i figli, anche se non hanno il tuo stesso sangue, come in Beau-Papa, canzone decisamente più pop dedicata invece alla figlia acquisita. 

Un romanticismo quindi che continua a vivere e a spingere per tutto il disco, nonché delle storie che, nonostante siano ormai finite, non lasciano mai spazio al rancore o al risentimento, ma continuano ad essere ricordate con affetto e gratitudine, da Merci Pour Ça a La Fille du Sud.

Ma comunque non di solo romanticismo vive questo disco: brani come J’Ai Essayé, che diventa una sorta di apologia del “fallimento pur avendoci provato”, oppure N’Attendons Pas, un invito a non aspettare l’arrivo di chissà quale coincidenza per cominciare a vivere la vita che si desidera, fanno capire che il filo conduttore dell’album, più che l’amore, sia l’umanità vera e propria, nel senso di tutto ciò che ci rende umani.

E tra amare e fallire, non so quale delle due cose sia più umana. 

 

Vianney

N’attendons Pas

Tôt Ou Tard/Believe

 

Francesca Di Salvatore