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Tag: video game

Gamification e musica, come imparare divertendosi con Syntorial

Con il termine gamification si intende comunemente l’utilizzo di principi e tecniche comuni nei giochi, applicate attraverso il game design, in contesti che di ludico, generalmente, hanno ben poco. Si tratta, insomma, di una strategia, ultimamente sempre più in voga, utile a rendere meno fastidioso e stressante lo svolgimento di precise attività, uno strumento a cui si affidano molte aziende per fidelizzare la clientela, quando non per motivare i propri dipendenti.

Uno dei tanti pregi della gamification è la sua applicabilità nei campi più disparati e tra questi c’è ovviamente la musica, la spesso noiosa, complicata ed ardua acquisizione di abilità e conoscenze necessarie per suonare degnamente uno strumento.

Joe Hanley, leader di Audible Genius, piccola software house statunitense, unendo le proprie competenze in qualità di insegnante, musicista e programmatore, ha ben pensato di dare vita a Syntorial, un software per PC che guida all’apprendimento dei rudimenti necessari per suonare il sintetizzatore, alternando lezioni teoriche con esercizi che non hanno nulla da invidiare ad un comune puzzle game.

Scaricato il software dal sito ufficiale, di cui esiste una versione di prova gratuita, ma il cui prezzo fissato per tutte le 199 lezioni è di 146,99 €, si verrà immediatamente introdotti ad un video che illustra le modalità di funzionamento del programma.

Avendo a che fare con un tutorial interattivo, come anticipato, il corso si avvierà con un filmato, utile ad apprendere i concetti espressi nella lezione di turno, sia essa interessata ad insegnare il lessico specifico o il significato e l’utilizzo delle icone e strumenti che compongono il sintetizzatore virtuale che occuperà costantemente la parte centrale dello schermo.

Una volta terminata la visione, si passerà immediatamente alla verifica pratica, veri e propri puzzle da risolvere, con tanto di valutazione e voto finale. A partire da un motivo preimpostato, vi verrà chiesto di riprodurlo, modificando indicatori ed effetti che compongono il sintetizzatore. Più i due suoni combaceranno, maggiore sarà il risultato ottenuto nell’esercizio.

Trattandosi di un software che ha tutte le intenzioni di incoraggiare lo spirito creativo degli aspiranti musicisti, nulla vieterà all’utente, durante i suoi molteplici tentativi, di salvare in qualsiasi istante una combinazione sonora particolarmente orecchiabile, da riutilizzare liberamente in un secondo momento.

Syntorial è un programma dalle grandi potenzialità, adatto ad un pubblico in linea teorica molto ampio. Essendo indirizzato principalmente a musicisti, è indispensabile possedere un minimo di dimestichezza con la materia in esame.

Al tempo stesso, tuttavia, ogni concetto è espresso in termini estremamente chiari e semplici, naturalmente solo in lingua inglese beninteso. A patto di possedere una tastiera USB da collegare al PC, praticamente imprescindibile per eseguire gli esercizi più complessi, e di saperla usare, con un po’ di buona volontà, persino un neofita potrebbe affidarsi a Syntorial per tentare la carriera di musicista di vaporwave, synthwave e generi affini.

Pratica, efficace, divertente, la creatura di Audible Genius è l’empirica dimostrazione di come la gamification funzioni anche in campo musicale e di quanto efficacemente veicoli l’apprendimento.

 

Lorenzo Kobe Fazio

Just Dance, la crossmedialità e un film di cui, forse, non avremo alcun bisogno

Inevitabile e ricorsa con sempre più foga da major e publisher di tutto il mondo, la crossmedialità è il nuovo Santo Graal di chi è in possesso di un brand dal forte richiamo.

Strategia commerciale sdoganata dalle potenzialità poliglotte di internet, dei social network e di industrie culturali sempre più interconnesse, è ormai una sorta di rito di passaggio, una prova del fuoco per testare la reale solidità, e (ri)vedibilità, di un marchio.

Il videogioco, medium per antonomasia difficile da limitare, definire e descrivere attraverso un tipo specifico ed univoco d’esperienza, negli ultimi anni sta abbracciando con sempre più efficacia e profitto questo trend.

Serie come Halo, Resident Evil e Mass Effect hanno incontrato fortuna e simpatie di un pubblico lieto di seguire le vicissitudini dei propri beniamini anche tra le pagine di un romanzo o tra quelle, ben più colorate, di un fumetto.

Nonostante la qualità altalenante delle opere tirate in ballo, il fenomeno non sembra conoscere alcun rallentamento. La serie televisiva dedicata all’FPS di Microsoft, il già citato Halo, sembra che prima o poi si farà.

Nonostante l’insuccesso al botteghino di Assassin’s Creed, film che ha persino avuto per protagonista il talentuoso Michael Fassbender, il sequel viene già dato per scontato, pronto a rimediare agli errori di gioventù di una saga che, senza mezzi termini, ha molto da dare e da dire anche al cinema.

Non è un caso, lo ammettiamo, se abbiamo citato l’action a sfondo storico edito da Ubisoft.

Sì, perché il publisher francese ha recentemente annunciato di essere a lavoro su un adattamento cinematografico di Just Dance, gioco di ballo che ha debuttato nell’ormai lontano 2009, inizialmente solo su Nintendo Wii, diventano negli anni una saga capace di registrare milioni di copie vendute per ogni edizione indirizzata sul mercato.

Per chi non fosse a conoscenza del videogioco, parliamo di un titolo in cui si deve riprodurre la stessa coreografia eseguita da un avatar digitale sullo schermo.

Il software, per rivelare la correttezza dei movimenti compiuti dall’utente, si avvale, a seconda della versione e della console su cui si gioca, di controller muniti di accelerometri, telecamere in grado di tracciare la sagoma del videogiocatore, persino il proprio smartphone equipaggiato di apposita app.

Non c’è trama, né una vera e propria campagna. Semplicemente una playlist di brani che si possono ballare in qualsiasi momento, attraverso diverse modalità, sfidando amici o altri utenti pescati dalla rete all’highscore più alto.

Viene insomma da chiedersi il motivo di un film su Just Dance. Laddove il recente Tomb Raider, Warcraft:

L’Inizio e Silent Hill, il bellissimo Silent Hill, si sono basati, oltre che su gameplay ben tratteggiati, soprattutto su universi narrativi delineati e corposi, in gergo si parla di “lore” parola derivata dal ben più noto folklore, la saga di Ubisoft non possiede nulla di tutto ciò.

Non è un caso isolato. Anche del famoso Dance Dance Revolution, probabilmente il cabinato arcade più distribuito al mondo, è previsto un adattamento cinematografico.

Dobbiamo aspettarci qualcosa di simile a Step Up? Una versione più trendy e cool di Flash Dance? Un film romantico in stile Dirty Dancing? O addirittura un musical?

Non manca chi è pronto a scommettere che si tratterà di un film sulla scia de Il Mago dei Videogames in salsa rhythm game, con un torneo di Just Dance a sostituire quello di Super Mario Bros. 3 per decretare il nuovo campione del momento, con tanto di strizzatina d’occhio agli e-sport che, nel mentre, registrano fatturati da capogiro.

Sia, quel che sia, tutte queste ipotesi sembrano attualmente accomunate da un unico fattore: l’assoluta assenza di continuità, narrativa ed artistica, del materiale di partenza, condizione sine qua non per dare un volto coerente e riconoscibile all’ormai prossimo lungometraggio.

Anche il target verso cui il film è rivolto sembra tutt’altro che ben delineato, visto che parliamo di una saga capace di vendere milioni di copie, certo, ma priva di una fan base vera e propria o di un’utenza, per lo più casuale, generalmente informata su ciò che accade nel mondo dei videogiochi e dintorni.

Magari verremo smentiti dai fatti, una volta che il film su Just Dance vedrà effettivamente la luce, ma allo stato attuale non possiamo che biasimare questa crossmedialità unicamente votata al profitto e senza alcuna cognizione di causa.

 

Lorenzo “Kobe” Fazio